Archive from marzo, 2020
Mar 26, 2020 - Senza categoria    Commenti disabilitati su Charles Mingus – Promotional e Review copy – Ah Um – Three or four shades of blues

Charles Mingus – Promotional e Review copy – Ah Um – Three or four shades of blues

#RESTOACASACOLJAZZ

Certo he ci resto a casa! Col … Jazz!
Ci sarebbe da rispondere così a chi diffonde e dispensa ogni minuto comunicati, avvertimenti, multe e decreti. La paura così non passa mai. Angoscia che ho lenito con Mingus oggi. Sia in versione Hi-Res (arghhh che vorrdì niente vinili?) che su disco nero.
Oggi mi è capitata tra le mani, anzi mi sono capitate, un paio di review copy. Sapete quelle che le case discografiche mandavano alle Riviste, radio o giornalisti musicali per una recensione o per essere mandati “on air”?
Ebbene, una è il classico, bellissimo, immancabile  “Ah Um”, prima stampa Stereo – Promotional Copy  – manco tanto per

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scherzo. Roba seria. A dispetto delle copie mono l’etichetta è tutta bianca e non con gli “occhi” rossi.

bdr

 

Ma impresso sopra l’etichetta c’è un numero di serie che termina con un 1AA sul primo lato. eccitante pensare che sia una delle primissime copie uscite dal primo master stereo Columbia di questo capolavoro del ’59. Sara così ? Mi va di sognare che abbia un pezzo di storia a casa mia….

Ecco come appare sul retro del vinile il mio eroe :

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Ma non tutte le chicche costano un occhio della testa, ci si può imbattere in review copy sinceramente meno costose e ancor più stimolanti :
Bellissimo è questo disco del quarto Mingus (come lo definisco io visto che attribuisco almeno 4 stagioni artistiche a Charles ) .
Si tratta di Three or four Shades blues. Caratteristico per la presenza di ben tre chitarristi definiti rock-fusion nella lettera ciclostilata su carta intestata Atlantic che ho trovato dentro questa copia per Riviste specializzate. Eh si, almeno in parte compensa la cattiva abitudine che c’era in Columbia di attaccare una targa sulla copertina con evidente la destinazione a promotional copy dei vinili destinati ai Media.

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Così oltre a godermi la musica, mi leggo doppie note : di retro copertina e di curriculum ,come le definisco io, da parte della Atlantic.

bty

Ma Charles Mingus ne aveva bisogno? A quanto pare nel 1977 sembrerebbe proprio di si. tra transatlantici prog in rotta , locali e annesse band rock della Grande Mela e nuove creste Punk emergenti in UK, Mingus passava proprio inosservato. Meno male che ci pensa il tempo a dare il giusto peso ed importanza alle cose. Come nella vita. E’ solo dopo, ma molto dopo gli anta, che si comprendono gli aspetti importanti della vita ….. e ce se ne rammarica.
Un caro saluto.

Mar 20, 2020 - Vinyl jazz lp's    Commenti disabilitati su #MONKINTOUR – Thelonious Monk in Europe – Vari Lp’s –

#MONKINTOUR – Thelonious Monk in Europe – Vari Lp’s –

Così non ci resta che sognare di andare ai concerti, di organizzare eventi, di vedere gli amici.

In tempi di quarantena (che fa rima quasi con quaresima) ci manca tutto quello che non avevamo capito essere una ricchezza. La libertà. ora siamo prigionieri, è un dato di fatto. Ma un dato di fatto era anche che Monk era dal 59 che non entrava in studio a registrare un album per la Riverside. Ma aveva degli obblighi contrattuali da risolvere. fu così che :

 

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ma non finisce qui, oltre alle registrazioni del 61, che chiusero definitivamente gli obblighi contrattuali di TM vi sono tanti, ma proprio tanti concerti Europei che seguono quell’anno e che fanno capo ai tanti Tour tenuti da Monk in europa fino al 1970. Sicuramente quello del 1961 è da ricordare per la discesa del quartetto in Italia. L’intervista dell’allora Direttore di Musica Jazz , Arrigo Polillo, la potete ritrovare nello speciale a Monk dedicato uscito oltre due anni fa in occasione del centenario. Qui in questo Link Polillo stesso ci spiega l’impressione che Monk fece su giornalisti, critici e parte del pubblico.

http://centrostudi.sienajazz.it/libroSJCap17.asp?lang=eng&vis=5&fcs=2

Intanto ecco l’oggetto del desiderio, una semplice, economica ma efficace stampa italiana di inizi ottanta. Comprata nel nostro negozio di Civitavecchia, assieme ad altre che ancora suonano sul mio giradischi. Serie OM (che sta per Original Master).

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A quanto pare fu piuttosto avventuroso registrare questo concerto, i ricordi di questo appassionato sono molto belli e rimandano ad una Italia con tanta voglia di raggiungere ed eguagliare il mondo intero. Sia nella tecnica che nell’arte. Magari una imprecisione nell’articolo che vi posto c’è. L’Ampex usato non può essere il 350, si portatile, ma solo un due tracce e per giunta da 1/4 di pollice. Il tre tracce era il modello 300…..

https://albertini2014.wordpress.com/2016/09/28/thelonious-monk-in-milan/

 

ecco un confronto tra i due gioiellini …..

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Ancora sul quel Tour, si evince dalla Biografia Discografica di monk la presenza 8e ce lo conferma non parlandone bene Polillo) del trio di Bud Powell, grande amico di Thelonious che voleva rilanciarlo e solamente con lui avrebbe potuto condividere un Palco : per uniche e sincere ragioni di amicizia. A quanto pare non v’è traccia sonora di questo trio, ma di modeste incisioni anni sessanta del trio di Powell ve ne sono diverse. Alcune anche buone.

Ma torniamo al pubblico europeo , al suo calore ed anche , a tratti, competente pensiero. Monk amava parigi, l?Italia e l’Europa in genere. Trovare (quasi) sempre una accoglienza positiva lo spingeva a ritornare in Tour anche anni dopo. Ai tempi del contratto con la CBS  (tra il 62 e il 69 circa) la cosa si ripeté. Sono tante le incisioni, daRadio Concerti ora tradotti in cd, da registrazioni pirate ora anche in vinile…insomma eccone una mia carrellata in vinile. Ma ve ne sono alcune esclusivamente in CD che valgono veramente la pena ascoltare. Per consigli postate commenti. ve ne sono grato.

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Parigi, Amsterdam, Copenaghen, Stoccolma….tutte a metà anni sessanta….tutte molto stimolanti e a prezzi onestissimi

 

Mar 20, 2020 - Vinyl jazz lp's    Commenti disabilitati su #IORESTOACASA – Thad Jones & Mel Lewis – Potpourri

#IORESTOACASA – Thad Jones & Mel Lewis – Potpourri

 

In tempi di quarantena.

#IORESTOACASA

               è diventata la scusa, per me, per finalmente sistemare meglio i miei vinili disseminati su più particelle e sub catastali.
Non che la cosa cambi molto, perlomeno ora, si fa per dire, un “pugno” di vinili campeggia in un unico ambiente , ben messi e facilmente rintracciabili. Almeno per il sottoscritto, visto che l’ordine alfabetico è disseminato su più mobili ed esclude alcuni musicisti riposti in scaffali a parte. Anyway, la cosa mi ha impegnato un poco schiena e braccia (duro il lavoro degli appassionati di vinile) che a differenza dei files pesano non solo bytes ma… chili!
Alla fine mi restano fuori una decina di titoli che …riascolto mentre metto sotto sforzo muscoli che non lavoravano da decenni.
Tra questo manipolo di esclusi mi capita tra le mani un disco che avevo (al solito) ascoltato con distrazione e lasciato nel purgatorio dei senza fisso scaffale.
Si tratta del disco “Potpourri” della coppia Thad Jones & Mel Lewis e relativa Orchestra. registrato nel 1974, periodo invero poco riconosciuto come d’oro per il jazz.

Innanzi tutto segnalo gli ultimi due brani per lato, due rifacimenti di conosciutissimi brani di Steve Wonder interpretati in una maniera così nuova e coinvolgente da meritarsi l’attenzione di tutti noi, appassionati di musica in senso lato, soprattutto la finale “Living for the city”è una piccola gemma che conclude un album veramente ben suonato dai vari musicisti partecipanti. Alcuni dei quali veramente di notevole spessore e caratura.

Ecco il simpatico retro che ritrae tutti i musicisti , uno ad uno, con tanto di indicazione del segno zodiacale (?)

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Abbiamo Billy Harper al tenore, Pepper Adams al baritono , Jon Faddis alla tromba solista, George Mraz al contrabbasso oltre ai nostri due protagonisti. Che dire, la penna e gli arrangiamenti di Thad Jones fratello (forse meno famoso fra rockettari) di Elvin, batterista del famoso quartetto di Coltrane, e di quell’elegante caposcuola del pianoforte di mr Hank Jones.

Qui la foto dell’etichetta, la mia è solo una ristampa Jap, ma si sente benissimo, dinamica il giusto, tonalmente corretta e vivace il giusto.

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Insomma Thad, semmai necessario ripeterlo, si afferma come uno dei compositori ed orchestranti migliori che il jazz abbia conosciuto. Buon per chi si avventura in questo economicissimo ma altrettanto bel disco.
la mia è una versione stampata dalla Sony Giapponese per il mercato interno ed acclude una intervista di due pagine assai interessante.
Per la serie, tanto a poco prezzo : mettetelo in lista spese, visto che in questi giorni state spendendo di merendine e birre uno sproposito, forse Potpourri ci sta….e fa meno male alla salute!

PS Ma che belli questi ritmi un poco funky, molto Soul, questa atmosfera che abbiamo perduto un po grazie alla tecnologia che licenzia musicisti ed assume licenze VST.